Qualche considerazione sulla mobilità a Firenze (che non funziona)

 Da https://www.perunaltracitta.org/homepage/2024/09/17/qualche-considerazione-sulla-mobilita-a-firenze-che-non-funziona/

Il 16 settembre è stata pubblicata sul Sole 24 Ore una ricerca sullo scenario dei trasporti all’interno di alcune città italiane. I dati – riportati nella tabella sotto – definiscono quali siano i mezzi che i cittadini scelgono; o forse sarebbe meglio dire che sono costretti a scegliere.

Pensando ai dati sugli inquinamenti e sugli ingorghi, e guardando in prospettiva alla crisi climatica in cui stiamo sprofondando, i dati riportati non sono affatto confortanti.

La maggioranza delle città osservate vede una alta percentuale di traffico privato, il più inquinante e invasivo. Fa eccezione Milano con una forte componente di trasporto pubblico e di mobilità dolce (bici o piedi) che arriva al 70%. Altrove non va così bene. A Milano c’è da registrare una discreta rete capillare di trasporto pubblico con una efficace metropolitana, ma in città come Roma, ad esempio, una cattiva pianificazione urbanistica, l’aver puntato soprattutto su infrastrutture inutilmente mastodontiche, vedono una forte incidenza del trasporto privato.

Se guardiamo a Firenze i dati sono ancora più sconfortanti: con il solo 20% di persone che usano i mezzi pubblici si pone nelle posizioni basse della classifica. Anche l’uso di mobilità dolce, nonostante la crescita degli ultimi anni, non è molto positiva. Il 68% degli spostamenti fiorentini avviene con mezzi privati, il che pone la città in fondo alla classifica appena sopra Palermo, una città dove il trasporto pubblico è fatiscente.

Questi dati necessitano di una analisi approfondita, ma qualche riflessione andrebbe subito fatta: gli investimenti in mobilità sono stati e sono ancora molto importanti; tra tranvie e sottoattraversamento TAV si sta viaggiando ben oltre i quattro miliardi, una cifra mostruosa che diventa ancor più spropositata di fronte ai risultati evidenziati dalla ricerca.

Solo per le tranvie si è già andati oltre il miliardo, con costi al chilometro che sono a livelli record; nonostante questo, nonostante l’aumento degli utenti e il successo vantato dalle giunte succedutesi a Firenze, i dati di utilizzo del trasporto pubblico restano quelli che sono.

Alcune anomalie sono ormai chiare. Si è puntato tutto su ferro e cemento, si è spacciato per pianificazione il rammendo di queste infrastrutture pesanti, costose e invasive, non si è guardato al sistema nel suo complesso creando disparità tra le varie zone della città. La tranvia ha fatto aumentare la rendita immobiliare nei pressi delle fermate, sfruttate troppo spesso per usi turistici, mentre la fatiscenza del trasporto pubblico su gomma sta penalizzando fortemente chi abita appena lontano dalle direttrici tranviarie. Quello che manca è la capillarità del TPL (trasporto pubblico locale), si sono realizzate zone di serie A e altre sfavorite, dove il salto della corsa sembra diventato uno sport per i bus urbani.

Senza una seria pianificazione e organizzazione del servizio, anche un successo commerciale come quello del tram (utile soprattutto, se non esclusivamente, per la RAPT che controlla il TPL) diventa un problema. Ancora il dibattito in città è invece caratterizzato dalla polarizzazione tram sì-tram no senza guardare al sistema complessivo.

Se andiamo poi a guardare al sistema ferroviario la situazione diventa drammatica; da quasi 30 anni si è puntato tutto sul Passante TAV. Un progetto sbagliato, con problemi tecnici e ambientali enormi, ha bloccato per un trentennio il possibile sviluppo del sistema ferroviario, soprattutto il servizio dei pendolari che sono enormemente aumentati con l’espulsione dal capoluogo per l’impazzimento della rendita immobiliare. Si promette la liberazione dei binari per il servizio regionale, ma si omette di dire che i nodi più gravi non sono tanto nel tratto potenziato dal Passante, ma dove l’alta velocità si sovrappone al restante servizio ferroviario; ormai la propaganda per i tunnel sono a base di una retorica martellante totalmente scollegata dalla realtà e dai problemi che restano sul tappeto (come la destinazione delle terre).

Mentre si usano toni quasi mistici da parte del Presidente della Regione per magnificare i tunnel TAV si tralascia di ricordare che la creazione di un sistema con due stazioni separate crea problemi trasportistici enormi; i risultati dell’analisi costi benefici che confermò i problemi giacciono nascosti nei cassetti.

I dati sconfortanti sull’uso del TPL hanno radici antiche; queste si possono ritrovare soprattutto nella privatizzazione dei servizi pubblici, non solo nel loro esercizio, ma anche nella progettazione, pianificazione e realizzazione. Si sono creati mostri di cemento e ferro che rispondono in maniera insufficiente ai bisogni degli utenti, spesso sono addirittura dannosi, ma sono utilissimi al sistema economico-finanziario-politico che li promuove.

La mobilità a Firenze, se grattiamo appena dietro il velo di retorica green, è fatta soprattutto di infrastrutture impattanti. Nessuno, nemmeno molto pseudo-ambientalismo, guarda a quante risorse si usano, a quanta CO2 si produce a scavare e cementificare; ormai propaganda e retorica sono gli unici ingredienti della pianificazione fiorentina. In sottofondo, non ascoltate da nessuno, restano le imprecazioni di cittadini e studenti che devono muoversi per le loro occupazioni quotidiane.

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