Di Pietro, il neostrutturalismo e gli ambientalisti

Si sperava che l'ex super-magistrato preposto al dicastero delle infrastrutture avrebbe impersonato la migliore serietà amministrativa. Niente affatto; perché l'on. Di Pietro si muove secondo 3 princìpi.
Primo: adesione generica alla linea del "partito neostrutturalista" (politici e grandi imprese), secondo il quale più strutture nuove si fanno meglio è, a prescindere dalle conseguenze ambientali e sociali.
Secondo: accettazione a scatola chiusa, senza entrare nel merito, dei progetti presentati dalle regioni; specie quelli che vantano un'insindacabile etichetta europea.
Terzo: idiosincrasia per gli ambientalisti, giudicati gente fuori del tempo, nemici dello sviluppo, nemmeno degni di essere ascoltati.
Come può Antonio Di Pietro rinnegare il suo passato di magistrato "anti corruzione" e, nascondendosi nell'ingenua buonafede, avallare la devastazione delle finanze pubbliche perpetrata dal partito neostrutturalista, a cui invece gli inascoltati ambientalisti si oppongono con valide ed economiche soluzioni alternative?
Un esempio passato. C'era un progetto di rapida attuazione per velocizzare e raddoppiare la capacità della direttissima Bologna-Firenze al costo di 200 miliardi di lire; il partito neostrutturalista ha preferito un progetto da 2.000 miliardi di lire: invece hanno speso 10.000 miliardi, mancano 3 anni di lavori e chissà quanti soldi ancora!
Un esempio futuro. C'è un progetto per far transitare la TAV in Firenze in superficie, senza perdere 1 minuto sul percorso, al costo di 100 milioni di euro; il partito neostrutturalista impone un progetto di tunnel del costo di 1.350 milioni di euro, che con analoghi metodi saliranno tra i 7.000 e i 10.000 di lavori che devasteranno la città per una decina di anni con annunciati disastri idro-geologici.
Tali spese a Di Pietro stanno bene e le ha fatte inserire nella Legge Finanziaria (ovviamente a carico del popolo).
Pietro Cipollaro, Italia Nostra

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