INCHIESTA L'ESPRESSO: Un bypass all'Arno

Una storia che merita di essere raccontata è quella che riguarda il 'nodo' di Firenze, ovvero il collegamento della tratta Bologna-Firenze con il capoluogo toscano. Il progetto viene presentato nel 1998, la cifra base dell'asta pubblica (non ancora conclusa) è di 970 milioni di euro. E gli interventi prospettati sono di prima importanza. Tra l'altro, infatti, c'è un tunnel di circa sette chilometri che va dalla zona di Campo di Marte a Castello Rifredi, ovvero da Firenze sud fino all'ala nord della città, attraversando sottoterra il centro storico.

"Saranno due canne separate monobinario", spiega l'urbanista Maurizio De Zordo, membro di un gruppo di studio istituito dall'università di Firenze, "e andranno a inserirsi in una nuova stazione sotterranea ancora da costruire". Un progetto da far tremare i polsi, dice. Non solo per i mastodontici costi, ma anche per le difficoltà contingenti. "Intendiamoci, non si vuole sostenere che scavare sotto Firenze sia impossibile, ma bisogna essere consapevoli di quello che si rischia. Il percorso del tunnel intercetta quasi in perpendicolare la più grande falda acquifera, che parte dalla collina e arriva all'Arno. La conseguenza ipotizzata dagli stessi progettisti è che la falda si alzi a monte di circa tre metri e si abbassi a valle di due. Per porre rimedio a questa rivoluzione, si parla di un sofisticato sistema di by pass. In pratica, si pensa di portare acqua da monte a valle. Come, però, non è ancora stato spiegato in modo convincente".

D'altro canto, anche in superficie le prospettive non sono più allegre. "La durata prevista della cantierizzazione", spiega De Zordo, "è nove anni. Un lungo periodo in cui il progetto stima un consumo d'acqua di 80 litri al secondo, ovvero 4 milioni 600 mila litri al giorno. Che naturalmente verranno prelevati sempre dalla falda sotterranea".Quanto al traffico che questa operazione provocherà, "si ha la previsione per il cantiere Belfiore, dove il fusso di camion sarà di circa 50 al giorno. Quanto basta per paralizzare un'intera fetta della città".

A questo punto, molti addetti ai lavori si chiedono perché invece di bucare il sottosuolo, correre mille rischi e spendere cifre enormi, non si sia preso in considerazione un progetto alternativo che circola dal maggio 2000, data in cui venne pubblicato dalla rivista 'Ingegneria ferroviaria'. A firmarlo è l'ingegnere Vincenzo Abruzzo, grande esperto di binari e affini, il quale ha suggerito, tra varie modifiche, la sostanziale aggiunta di due binari tra le stazioni di Campo di Marte e Santa Maria Novella, dove al momento ce ne sono quattro.

L'intervento, si legge nel progetto, costerebbe complessivamente 200 miliardi delle vecchie lire. Troppo poco, commentano i cinici, per essere un ghiotto affare.

di Riccardo Bocca, L'ESPRESSO 27 dicembre 2006

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