Inchiesta Procura di Firenze.
Fonti, fiumi e pozzi rovinati per sempre Mugello martoriato

Venti fiumi, torrenti e fossi, cinque acquedotti, quarantacinque pozzi e settantatré torrenti. Un vero e proprio 'bollettino di guerra' quello che l'associazione di volontariato Idra ha stilato a proposito dei danni che i lavori per il passaggio della linea ad alta velocità avrebbero provocato nell'area del Mugello: le cifre, impressionanti, non derivano da una personale elaborazione di Idra ma da una serie di dati ufficiali del processo in corso per i reati imputati a Tav nella cantierizzazione tra Firenze e Bologna. Fra le imputazioni contestate nel procedimento, avviato nel febbraio 2004, infatti quelle più pesanti riguardavano il fatto di "avere con condotte permanenti e continuative nel tempo" provocato "un danno alle fonti idriche superficiali e sotterranee per depauperamento della portata o prosciugamento ed essiccamento". L'impatto provocato dagli interventi per i "supertreni" avrebbe però riguardato anche "acque sotterranee di falda di formazione almeno cinquantennale di provenienza allo stato ignota": dato di fatto che trasparirebbe, in maniera evidente, anche dagli studi condotti da Arpat e Cnr di Pisa sulle cosiddette "acque fossili" intercettate dagli scavi. Stando ai report di Idra i danni arrecati in Mugello non si sarebbero affatto fermati con l'avvio del processo ai vertici Tav e Cavet: nel dicembre 2006 infatti il pubblico ministero aveva contestato ai 59 imputati 'alla sbarra' la reiterazione di una grande quantità di reati che sarebbero stati commessi negli anni sucessivi al sequestro dei cantieri nel giugno 2001 e sarebbero stati in atto, in parte, anche alla data di deposito della nuova contestazione avvenuta nel luglio dell'anno scorso. La reiterazione dei reati avrebbe portato, tra l'altro, ad un aumento esponenziale dei danni: se infatti all'apertura del processo nel 2004 le sorgenti prosciugate, o comunque depauperate notevolmente in quanto a portata, sarebbero state 51 il loro numero è poi salito a 73 mentre i pozzi danneggiati sono quasi raddoppiati passando da 28 a 45. Cinque contro i due iniziali invece gli acquedotti prosciugati e venti, rispetto agli iniziali 17, i fiumi, torrenti e fossi danneggiati in maniera forse permanente per gli scavi connessi all'alta velocità. Secondo Idra un dato particolarmente drammatico sarebbe poi quello relativo alle acque drenate dalle falde che, nell'arco di poco più di due anni, sarebbe, addirittura, quasi triplicato: si tratterebbe infatti di "non meno di 150 milioni di metri cubi di acqua nel territorio della Comunità montana nel Mugello" mentre agli atti del processo, nel febbraio 2004, il dato riferito era di 'appena' (si fa per dire) 45 milioni di metri cubi. Fra i tanti nomi di corsi d'acqua che in questi anni sono saliti alla ribalta delle cronache perché 'impattati' dai lavori dell'alta velocità, quelli del torrente Carzola sul versante di Morello, Diaterna a Firenzuola, Veccione nell'area di Badia di Moscheta ma anche quelli dei vari corsi d'acqua di Casa d'Erci (Canaticci e Rampolli tra gli altri) mentre rientrano nel computo delle sorgenti danneggiate la Sorgente La Rocca di Scarperia e le Sorgenti di Erci: il prosciugamento di queste ultime provocò particolare scalpore perché le località di Luco e Grezzano rimasero letteralmente senza acqua con un danno ambientale davvero enorme. Di fronte a questo scenario ben poco di quanto previsto nel cosiddetto Addendum del 2002, che integrava l'accordo procedimentale sulla tratta alta velocità Bologna-Firenze, è stato realizzato in termini, ad esempio, di invasi progettati, fognature, acquedotti. Ecco perché, secondo Idra, sarebbe assolutamente insufficiente e "vecchia di almeno quattro anni e mezzo" la cifra di 53 milioni di euro stimata relativa all'entità dei danni ambientali provocati dalla cantierizzazione Tav in Mugello.
di Sandra Nistri dalla Nazione del 1° maggio 2007

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