Le terre di scavo dei cantieri TAV ai Macelli smaltite irregolarmente

Ancora una volta tutta la politica nazionale e locale pare concorde nel voler riprendere i lavori del Sottoattraversamento TAV. Nel decreto sblocca Italia un articolo sarebbe destinato proprio a deregolamentare l'uso delle terre di scavo come quelle che uscirebbero dal sottosuolo fiorentino. Il passaggio del controllo di Nodavia, la società che dovrebbe realizzare l'opera, da Coopsette a Società Italiana Condotte viene presentato come un lavacro purificatore dopo le rivelazioni dovute all'inchiesta della magistratura che ha trovato corruzione, truffa, materiali scadenti, rischi per ambiente e città.
Nonostante gli sforzi normalizzatori i cantieri TAV non paiono invece per niente normali. Il Comitato NO TUNNEL TAV che da anni si oppone a questo inutile progetto ha trovato che pochi mesi fa, nonostante le inchieste in corso, si sono avuti comportamenti piuttosto strani all'interno del cantiere: camion di terra venivano portati all'interno del cantiere, cosa piuttosto strana per lavori che producono terra invece di richiederne.
Abbiamo così potuto verificare che la terra introdotta, appena scaricata in apposite piazzole, veniva miscelata da una scavatrice con le terre prodotte nel cantiere e provenienti dalla realizzazione dei pali di ancoraggio (colonne sotterranee di cemento armato larghe 2,20 cm e profonde oltre 50 metri). Da quanto ci risulta la miscelazione di terre inquinate è una procedura non ammessa, per cui abbiamo provveduto a fare un esposto alla magistratura nell'aprile 2014 documentando con foto. Le prime miscelazioni rilevate risalgono al gennaio 2014. Non si è ritenuto opportuno pubblicare prima questi fatti per non intralciare le indagini della magistratura.
Per ogni persona buon senso resterebbe solo una cosa da fare: abbandonare questo progetto e destinare finalmente le risorse a lavori utili e che creino davvero posti di lavoro invece che profitti e vantaggi per imprese discusse e mafie infiltrate. Il comitato concorda con quanto affermato dall'associazione Idra: bisognerebbe guardare nel contratto di appalto del Passante se esistono davvero penali; a questo scopo è stato chiesto, nel mese scorso, di visionare il contratto stesso dall'onorevole Alfonso Bonafede con questo comitato e la risposta di RFI (cioè delle Ferrovie) è stata di diniego. Sarebbe veramente l'ora di smettere di giocare a nascondino e far sì che un po' di chiarezza fosse fatta: Regione, Comune, Governo dovrebbero rendere pubblici questi documenti ricordando che una premessa indispensabile per ogni democrazia è la possibilità di informazione corretta per i cittadini.
 


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