Infrastrutture: un convegno della Regione sulla mobilità in Toscana

Dagli interventi che si sono succeduti al mattino nel convegno promosso dalla Regione Toscana su “Infrastrutture e Mobilità” pare di non vivere nell’Italia politicamente frastornata del 2018 dopo la bufera elettorale ha condannato le maggioranze toscane, nel migliore dei casi, alla marginalità o, forse, all’estinzione.
A sentire gli interventi l’evidente disastro del PD, anche nel campo delle infrastrutture, pare appartenere ad un altro paese: lo stallo pluridecennale TAV, un aeroporto capriccioso che fa a pugni con un minimo di buon senso tecnico, una gara per il gestore unico del TPL finita davanti alla corte europea, un progetto di inceneritori sbriciolatosi tra le mani… per finire un nuovo governo che ha promesso di rivedere tutti i conti dei progetti esistenti e valutarne (speriamo) necessità e costi; misura, questa, che fa tremare le lobby italiane del cemento e dell’asfalto.
Eppure dagli interventi pare che tutto sia normale, che il futuro della Toscana sia radioso e che i progetti portati avanti fin’ora siano tutti latte e miele.
Mentre il paese sente di essere in un momento di forte e drammatica transizione, all’interno della politica toscana si vive come si viveva a Versailles nell’estate 1789.
Il nuovo sottosegretario ai trasporti Michele Dell’Orco si è tenuto sulle linee generali delineando le direttrici che il nuovo governo vorrebbe seguire. Positiva la decisione di verificare la fattibilità delle opere in base al progetto esecutivo che dovrebbe evitare il triste record italiano del ricorso alle varianti in corso d’opera che fa esplodere i costi delle infrastrutture.
Per fortuna il sottosegretario, in chiusura del convengo, ha richiamato l’attenzione sul fatto che, se mancano risorse per manutenzione strade e ferrovie, per gli enti locali, perché meravigliarsi se queste si cercano dall’abbandono di progetti discutibili come i tunnel TAV?
Dopo questa giornata di irrealtà toscana resta soprattutto da chiedersi cosa faranno i veri decisori, cioè quel complesso di banche e grandi imprese che vivono sul mondo delle grandi opere. La vera scommessa sarebbe di riportare la programmazione infrastrutturale al controllo diretto dei cittadini e ad una sana pianificazione. Questa sarà certamente una verifica decisiva per il nuovo governo.

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