Infrastrutture fiorentine con il mal del calcinaccio
Il mal del calcinaccio: era chiamata così, in campagna, una
patologia che colpisce i polli, soprattutto i pulcini, che consiste
nell’impossibilità di espellere le feci e spesso li porta a morte.
A volte sembra che
la stessa malattia stia affliggendo la classe politica italiana e
quella toscana e fiorentina, in particolare il sindaco Dario
Nardella.
Sembra che questa
patologia politico-economica sia caratterizzata dalla difficoltà di
espellere dai magazzini delle imprese cemento, asfalto e ferro verso
infrastrutture dalla dubbia utilità. I sintomi prevalenti sono alte
grida di dolore sulle sorti del futuro del paese -e di Firenze in
particolare- che andrebbe incontro alle peggiori sciagure
immaginabili, tipo il “blocco dello sviluppo infrastrutturale”,
una specie di blocco intestinale delle imprese che non sarebbero più
capaci di fare profitti a carico delle finanze pubbliche da riversare
poi nella speculazione finanziaria.
Il Comitato No
Tunnel TAV di Firenze vede tutte queste caratteristiche nell’ennesima
esternazione del sindaco giusto ieri pomeriggio: "Se non
realizziamo il sottoattraversamento Tav e la stazione Foster,
affiancata dalla stazione Circondaria, di fatto blocchiamo lo
sviluppo infrastrutturale e il sistema di trasporto pubblico
metropolitano da qui ai prossimi 50 anni". BUM! La patologia ha
raggiunto livelli gravi.
Peccato che il
sindaco si voglia sempre dimenticare cosa disse poco tempo fa, nel
giugno 2016: “Il progetto
dell'Alta Velocità che Ferrovie ha voluto fare in tutti i modi, oggi
ancor più di
ieri, appare inspiegabile: è un grande spreco di denaro
pubblico, perché stiamo parlando di un miliardo e mezzo di
euro per risparmiare due minuti sulla
tratta Roma-Bologna-Milano dell'Alta
Velocità”.
Peccato
che Nardella dimentichi, o non voglia vedere, che dentro il disastro
ci siamo già: le politiche delle infrastrutture toscane sono una
serie di fallimenti incredibili: aeroporto (doveva essere inaugurato
nel 2017, ora bloccato dal TAR e dalle imponenti mobilitazioni),
inceneritori (bloccati dalla rivolta delle popolazioni toscane e da
numerose sentenze), il sottoattraversamento TAV, bloccato, oltre che
dall’opposizione dei cittadini, da processi di cui ci si vuol
dimenticare e da errori progettuali vergognosi; in
particolare, come messo in luce più volte dai tecnici che hanno
studiato il progetto, lo stesso presenta aspetti critici allo stato
INSORMONTABILI da cui Nardella e tutti i Kamikaze protunnel si
tengono sempre ben lontani; come dimostra l'avvallo colpevole alla
mancata stesura della VIA per la Foster che avrebbe divulgato a tutti
l'esistenza di tali problemi. Invocare la realizzazione di un
progetto fallito senza affrontare i problemi che hanno di fatto
sancito tale fallimento vuol dire voler perpetuare gli enormi sprechi
registratisi fin qui.
Vanno
avanti i progetti di tranvie nel mugugno della città, abbattendo
ogni forma vegetale vivente che si trovano
davanti, che risolveranno
solo una frazione minima di necessità di trasporto pubblico, ma
che sta battendo ogni
record di costi fuori misura.
Nardella,
ma come lui anche Rossi, tutto il PD e buona parte delle sedicenti
opposizioni di destra, non vogliono capire che il disastro non verrà,
c’è già, lo si vede ogni giorno muovendosi a Firenze, guardando
dall’alto la cappa di smog che la soffoca.
Se
si fossero investite le risorse che sono state gettate al vento
- o forse nelle tasche di qualcuno- a progetti sensati basati su una
seria progettazione della città, i problemi sarebbero stati risolti
da tempo. Si pensi alle centinaia di milioni di euro (800 dixit
Nardella) buttate nel buco della Foster: si sarebbe potuto creare una
rete fittissima di trasporto pubblico e potenziate davvero le linee
ferroviarie del nodo mettendole anche al servizio della città
metropolitana.
Inutile
ricordare a chi soffre del “mal del calcinaccio” che esiste un
progetto quasi ventennale di aggiunta di binari in superficie per
creare un vero trasporto metropolitano, che
in
alternativa
si sarebbero potuti comprare ben 2500 bus elettrici a ricarica veloce
per inondare Firenze, Pisa, Prato, Pistoia di trasporto pubblico, che
si
sarebbero potuti ripristinare 5300 appartamenti da destinare
soprattutto a chi una casa non ce l’ha.
Inutile, il mal del
calcinaccio fa innalzare alte urla e rende incapace di ascoltare la
voce di chi propone alternative serie.
Comitato No Tunnel TAV Firenze
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