La stazione Foster, le ‘ndrine a Firenze e il banchetto delle grandi opere
https://www.perunaltracitta.org/2020/06/08/la-stazione-foster-le-ndrine-a-firenze-e-il-banchetto-delle-grandi-opere/
Pochi giorni fa è apparso un articolo sul quotidiano fiorentino la Nazione che informava
di come, in una inchiesta della magistratura di Reggio Calabria sulle
infiltrazioni della ‘ndrangheta nei grandi cantieri di opere pubbliche,
anche in quello della stazione ai Macelli, progettata da Norman Foster,
si fossero appuntati gli appetiti del clan di Girolamo Pieromalli.
Dall’inchiesta Waterfront,
che è stata resa nota alla fine di maggio 2020, risultano una marea di
interventi della ‘ndrina di Gioia Tauro per mettere le mani su cantieri
ovunque in Italia; in particolare per Firenze un affiliato alla famiglia
mafiosa, Domenico Gallo, gestore di imprese edili e di produzione di
bitume con trascorsi assai poco raccomandabili,
avrebbe cercato di favorire la nomina a direttore dei lavori del
cantiere Foster dell’ingegner Giovanni Fiordaliso; quest’ultimo avrebbe
dovuto lavorare per favorire le imprese legate al clan nei lavori. In
cambio le solite cose: regali, falsi incarichi molto ben remunerati,
auto di lusso, eccetera.

La notizia non pare abbia avuto grandi eco nelle maggioranze
politiche fiorentine in Comune o Regione; Enrico Rossi silente,
Nardella, così querulo per difendere gli interessi di Firenze nel mondo,
tace sulla presenza documentata delle mafie nel cantiere più grande
della “sua” città, l’aspirante presidente della Regione Eugenio Giani,
cui è tanto caro il progetto TAV, prepara carri armati per fare
inceneritori a Livorno, ma tace su questa vicenda.
Non è un bel segnale.
Associazioni e alcuni movimenti politici denunciano da oltre un
decennio la vergogna di quella ferita a Firenze nell’ex parco dei
Macelli, un paio di inchieste della magistratura fiorentina hanno aperto
una finestra sul verminaio che presiede ai cantieri del
sottoattraversamento e allo stesso funzionamento del Ministero dei
Trasporti; questa ultima piccola notizia conferma quanto già si sa, ma
che in troppi non vogliono ricordare, preferendo chiacchierare di “opere
strategiche” e di “necessità dell’alta velocità a Firenze” (come se
questa non esistesse già da più di 10 anni).
C’è comunque un particolare molto importante che di solito non viene
notato: com’è possibile che un imprenditore privato delle costruzioni,
tanto più se incardinato nel sistema mafioso, possa far sì che un suo
uomo diventi “direttore dei lavori” di un importante cantiere? La
risposta sta nelle normative italiane del general contractor: il
“direttore dei lavori” è nominato, pagato e controllato dall’esecutore
dei lavori, mentre di solito (e in ogni paese civile) questa
figura tutela il committente (che paga) da eventuali brutti
comportamenti del costruttore. Questa anomalia, che nessuno ha
avuto il coraggio di eliminare, è all’origine dell’aumento vergognoso
dei costi nelle grandi opere italiane.
Adesso più che mai, all’alba di una nuova crisi economica, si
dovrebbe denunciare questa norma che favorisce infiltrazioni mafiose,
comportamenti scorretti delle società di costruzione; proprio in questo
momento non si dovrebbe abolire il Codice degli Appalti, come chiedono
spudoratamente Confindustria e costruttori, ma si dovrebbe tornare a
regole serie e ad una pianificazione che garantiscano gli interessi
della collettività.
Pare che con gli accordi europei stiano arrivando aiuti per il sistema economico italiano; il settore più parassitario dell’industria italiana si appresta a mettere le mani su queste risorse.
Con le norme in vigore si avranno ancora profitti privati, costi fuori
misura, danni ambientali, deindustrializzazione, debiti che noi e i
nostri figli dovranno pagare.
Chi pensava che la pandemia avrebbe reso migliore questo paese
ingiusto è purtroppo smentito: si sta apparecchiando una vergognosa
greppia cui sono invitate tutte le mafie d’Italia. Pagheranno i
cittadini, soprattutto gli ultimi. Come sempre. A meno che…
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